Sono bastati pochi mesi lontano dalla sua Madrid per farlo diventare anzitutto un uomo, quindi un giocatore completamente diverso: in fondo al cuore Alvaro Morata sperava che la sua esperienza alla Juve potesse farlo crescere ma di certo non si aspettava che a marzo aveva già conquistato la maglia da titolare della Vecchia Signora, quella della Nazionale Spagnola, l’affetto dei tifosi bianconeri e, ultimo ma non ultimo, la possibilità di vincere la Champions League (oltre a uno scudetto quasi certo) da protagonista.
Normale dunque che il centravanti 23enne si riveli raggiante ai microfoni dei giornalisti spagnoli e, da bravo ragazzo quale è, ci tiene subito a precisare che gran parte dei meriti del suo momento splendido siano da attribuire al compagno di squadra e connazionale Fernando Llorente:
“Non è un compagno di squadra, è un amico. Non dimenticherò mai tutto quello che ha fatto per me. Gran parte del merito per quello che sto facendo è suo. Mi elogia sempre, mi dà consigli ed è felice per me. E’ difficile trovare persone così e non ascolterò mai chi parla male di Fernando. Magari in futuro potremo giocare di più insieme”.
Le parole che Morata spende per la Juve, e incredibilmente anche per il calcio italiano, mostrano un ragazzo profondamente convinto della scelta operata nel luglio scorso:
“Darei un milione di euro per vincere la Champions e giocherei un anno gratis per arrivare a Berlino con la Juventus. Mi apprezzano di più ora che sono all’estero. Quando ho lasciato Madrid uno dei miei obiettivi era la convocazione in Nazionale e qualcuno pensava fossi pazzo. Il calcio in Italia? Si sta evolvendo ed è più divertente rispetto a qualche anno fa. Poi io ho la fortuna di giocare con fuoriclasse italiani come Buffon e Pirlo. Li ammiro da quando ero piccolo. A Buffon è impossibile segnare durante le partitelle, così a volte mi limito a mettermi dietro a Pirlo per vedere come tira le punizioni. Io non lo faccio per non sembrare ridicolo…”.
Ma le stoccatine non mancano e come preventivabile il numero 9 juventino le riserva al Real Madrid, che pure ha un diritto di “recompra” nel 2016 per 30 milioni di euro:
“Ancora non capisco perché a Madrid sono passato dalle buone prestazioni in campo alla tribuna. Non chiedevo di giocare titolare, ma un altro trattamento sì. Con Ancelotti a malapena c’era un rapporto mentre da Allegri, nel bene e nel male, ho molta più considerazione. E’ difficile competere con la Bbc (Benzema – Bale – Cristiano Ronaldo, ndr). Jesé può fare bene, ma se un giocatore si mette in luce all’estero il Real Madrid lo vorrà ingaggiare. Recompra? Penso che sarebbe una mancanza di rispetto per il mio club, l’allenatore e i compagni di squadra il solo fatto di pensarlo. Sono così felice alla Juve che non posso nemmeno fermarmi a pensare al Real o ad altre squadre”.
E ora si gode la Nazionale: “Essere qui per me è qualcosa di incredibile. Prima festeggiavo i successi della Roja e ora ne faccio parte. Sogno il primo gol, anche se non è un’ossessione“.
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